L’EDITORIALE – TEMA DEL MESE: LA GENTILEZZA – Carissimi redattori e amati lettori,
altro monito invisibile, un tema dimenticato ma non morto, perché in questo agosto del 2023 si possa ancora avere atti di cortesia e generosità.
Sto scrivendo a voi da una terra non mia, nel senso che non vi nacqui, ma da cui vennero i miei progenitori, quando, giovani e innocenti, furono promessi nel sentimento per tradizioni a cui le famiglie sentivano di appartenere.
La genealogia dei miei nonni paterni viene da Bianco, paesello fra i tanti, limitrofo al massiccio montuoso dell’Aspromonte nella folta provincia di Reggio Calabria.
Così, in questa punta del nostro stivale fra i due mari Tirreno e Ionio, dopo dodici anni di assenza ho rivisto persone, fra i volti che ho riconosciuto, che sempre hanno cercato le radici d’origine.
Fra i tanti affetti ho trovato molto altro, ed è necessario chiedersi il perché … perché ci adoperiamo nel mantenimento dei legami, ove anche questi son cambiati col tempo?
Ho scoperto che nessuno dice mai la ragione, ma c’è sempre un richiamo che vien dai ricordi di quando il mondo appariva semplice, puro e gentile.
In questa parte del sud, come in ogni singola provincia, città o paese della nostra argentea lingua mediterranea, si notano invisibili atteggiamenti con un naturale trasporto alla gentilezza.
Noi italiani, per indole greco-romana, siamo figli di una arcaica e imprescindibile cortesia.
Ebbene, sicuro di tornare a scrivere, ho pensato di poter lasciare pensieri e parole che saprò ritrovare nei bui momenti, nei lontani traguardi e contro gli animi freddi:
Cercami dentro e guarda fuori
sii mia lente e avrai fiori
Lasciami fuori senza ascoltare,
di rabbia e dolore potrai bruciare.
Né donna né uomo
né giovane o vecchia
né bestia né pianta
sto spesso in chi canta.
È facile avermi basta pensarmi,
dubbio è prendermi se molto brami.
Io sto in atti, pensieri e parole
da un mio attimo, vivrai ore,
se pure intenzioni in vita avrai
da mille vite onorato sarai.
Son ferma e invisibile
bella e imprendibile,
acquieto la morte
potenzio la sorte.
Se da qui v’è corso atroce,
bevi e vivi in mia voce.
Non temer occhi di altri
non giudicar gli iridi stanchi,
perché come sorda sono ai maligni,
vera cresco nel cuor dei benigni.
Son corta e amorevole,
son lunga e piacevole,
mai mi si vede,
pronta per chi ha sete.
Carte non conosco
ma sto in ogni posto,
per avermi devi dare
con follia del giusto fare.
Cercami dentro e guarda fuori,
sii mia lente e avrai fiori.
In questo mondo io sto sempre,
guardo alle guerre nel lor mentre.
Di questo universo mi odiano i vili,
vivo di pace nei cor gentili. [@]
Paolo Cavaleri